…ma l'amor mio non muore – Autori Vari (Derive Approdi, 2008) - 258 pag. 17€
Questo è un libro che fu a suo tempo di animo bollente, ora è raffreddato dall'apparentemente inarrestabile declino culturale dell'Occidente.
“... ma l'amor mio non muore” è a pieno titolo un reperto dell’editoria underground italiana, costituito da pezzi, estratti, brandelli, della stampa alternativa del decennio ribelle del nostro dopoguerra. Tra gli autori Gianni Emilio Simonetti, personaggio chiave dell'undergrund italiano, fuoriuscito da "Re Nudo" e combattente radicale situazionista nella Banda del Gobbo.
Fu edito nel 1971 da Arcana, nella quale Simonetti era direttore editoriale, e fu presto posto sotto sequestro da un giudice troppo zelante, figura non difficile da reperire nell’Italia guidata dal crocefisso e dallo spettro del comunismo di quegli anni.
Interrotta la via italiana si individuò un’alternativa nella sua esportazione in territorio francese; il libro fu edito e distribuito da Marsiglia e poté circolare in Italia senza cadere vittima delle moderne forme alleggerite d’Inquisizione. Nel 1997 ne ristamparono una nuova edizione e nel 2003 una terza.
Come avvisano le note di copertina, il documento non è soggetto ad alcun copyright, anche se si consigliano coloro che volessero riprodurne le parti di “pensarci due volte.”
Il tono estremista scorrendo le pagine è costante, vi sono appelli di carattere insurrezionale, stato di assedio, rivolta del proletariato.
Il recupero dei brandelli di controcultura italiana nel periodo del suo massimo fulgore è dovuto oggi per coglierne la parte creativa, l'immaginazione distruttiva delle convenzioni, l'utopica visione come motore che spinge all'azione, il recupero della memoria per ripristinare il nostro sistema attuale in standby, per dimostrare che alcuni degli avvenimenti attuali erano già stati scritti.
Aprono la raccolta scritti dell'Internazionale Situazionista, per mettere subito le cose in chiaro: "Noi non l'abbiamo mai nascosto: "il nostro terreno non è il terreno del diritto; è il terreno della rivoluzione.".
Sono numerosi i richiami storici: la tendopoli di via Ripamonti nel '67, l'occupazione dell'ex Hotel del Commercio, la Comune di Ovada del '71, esperienze giunte a morte prematura a causa della repressione. Tutti avvenimenti con un cammino comune e forse predeterminato: fase di ideazione, crescita, momento di denigrazione, repressione e quindi chiusura dell’esperienza per intraprendere un nuovo progetto.
A volte sembra un collage testuale: dai volantini delle BR alle schede per costruire un radiomicrofono, tecniche di serigrafia, ingredienti per fumogeni, dichiarazioni contro la psichiatria, procedure di difesa civile, atteggiamenti da mantenere negli interrogatori e fermi, che in Italia fino a vent’anni fa costituivano consigli di sopravivenza per la dura opposizione, presentati a su tempo anche in un piccolo “Vademecum per il cittadino sospetto”.
La forza ideale sembra cosa d'altri tempi, scomparsa dal linguaggio moderno, almeno con quei toni e termini cosi fortemente contrari all'ideologia dominante, in forte opposizione con la classe borghese. "... ma l'amor mio", come il già recensito “Underground” di Ciaponi, non dimentica il disprezzo culturale mostrato dal Corriere della Sera per i cosiddetti "capelloni".
Si sfiorano tutti i temi del radicalismo; fa sorridere che oggi alcuni di quegli uomini in lotta continua con sé e con il mondo militino nelle file del Cavaliere ma ciò è parte della variegata natura umana ed ancor più, in misera scala, della Commedia all’Italiana.
Trent’anni fa immaginavano la rivoluzione, da alcuni anni or sono non si immagina più nulla se non un vita di infinite rate. Cominciamo a valutare che l'orizzonte immaginario si spinga al massimo oltre l'anno. Concluderemo tra pochi mesi che dobbiamo tirare al giorno successivo? Ci hanno fregati, ci stanno fregando l'immaginario. A rileggerli questi anni di fermento ideale, tolte alcune evidenti farneticazioni o proposizioni e slogan anacronistici, ma anche sane provocazioni, ci fanno comprendere che ciò che abbiamo perso resterà perso a lungo. O penseranno forse di restituircelo questo immaginario, i teorici del consumo, soltanto dopo averne stabilito il tasso d'interesse dovuto.
Giovani, ora o mai più!
Derive Approdi Editore
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